Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Energie rinnovabili

Progetto FiberEUse

Dalla fusione dell’economia circolare con l’industria del vento nasce FiberEUse, un progetto grazie al quale vecchie pale eoliche si trasformeranno in nuovi prodotti da arredamento. Negli ultimi anni l’utilizzo dell’energia eolica è cresciuto molto rapidamente, soprattutto in Europa, ed è destinato a crescere ulteriormente stando alle più recenti previsioni in materia. Ma ora sorge il problema legato allo smaltimento delle prime generazioni di aerogeneratori, la cui vita utile è ormai arrivata alla fine.

Mentre gli addetti ai lavori stanno procedendo al repowering degli impianti, ossia alla sostituzione dei vecchi componenti con altri nuovi e più efficienti, cresce appunto la necessità di gestire nel modo migliore possibile i rifiuti della filiera ed in particolare le pale eoliche. Tuttavia, se la maggior parte della turbina (fondazioni, torre, generatore, ecc.) è costituita da materiali semplici da recuperare come il calcestruzzo, l’acciaio o il rame, per il rotore la situazione è assai più complicata. Le pale eoliche sono infatti realizzate in materiali compositi formati da polimeri, resine e fibre di vetro e di carbonio come rinforzi.

Dividere questi materiali per poi recuperali, attualmente significa passare attraverso l’utilizzo di processi complessi ed energivori, che sono poco vantaggiosi sotto il profilo economico. Quindi, nonostante processi come la macinazione meccanica e la pirolisi non presentino particolari problemi di fattibilità a livello tecnologico, la destinazione finale in discarica dei compositi rientra negli standard abituali.

È proprio qui che entra in gioco FiberEUse (large scale demonstration of new circular economy value-chains based on the reuse of end-of-life fiber reinforced composites), il progetto coordinato dal Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano in collaborazione col Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica Giulio Natta. Più nello specifico, il progetto si occuperà di come riuscire a recuperare questi materiali da pale e componenti aeronautici obsoleti per ricavare prodotti di arredamento e sportivi tramite l’utilizzo della stampa 3D e di tecniche a basso impatto ambientale, migliorando la redditività del processo.

Il riciclaggio dei materiali compositi è una sfida avvincente il cui impatto sociale ed economico avrà ricadute importanti, perché, solo in Europa, entro il 2020 si recupereranno circa 50.000 tonnellate di compositi da pale eoliche a fine vita. L’iniziativa coinvolge un team internazionale costituito da 21 partner europei (Italia, Austria, Francia, Finlandia, Germania, Regno Unito, Spagna) tra cui 14 imprese, 2 associazioni industriali, 3 università e 3 centri di ricerca e può contare su un finanziamento di circa 10 milioni di euro dal programma Horizon 2020 della UE.

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