Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Mobilità

Auto senza autista

Circa 700 mila miglia macinate con nessuno alla guida e soprattutto senza incidenti che hanno permesso a Google di acquisire 25 dei 29 permessi rilasciati dal Department of Motor Vehicles (DMV) per testare le sue self driving car su qualsiasi strada pubblica dello stato della California. Si allarga quindi notevolmente il range delle driverless car partorite dal colosso di Mountain View e, secondo recenti indiscrezioni, saranno 25 Suv Toyota Lexus le auto pilota che usufruiranno dell’apertura concessa dall’organismo di controllo statunitense. Gli altri quattro permessi per testare prototipi di vetture self driving sono andati invece (due ciascuno) ad Audi e Mercedes-Benz.

In realtà è già da un po’ di tempo che gli Stati di Florida e Nevada hanno concesso l’uso delle strade pubbliche per i test e lo stesso Dipartimento dei Trasporti della California ha di recente confermato l’entrata in vigore di una nuova regola, secondo la quale, per poter circolare su strade pubbliche, le auto robot devono essere comunque dotate di volante, pedali e comandi di emergenza, con la possibilità quindi di poter essere comandate manualmente quando necessario.

Per Google, che vorrebbe immettere sul mercato la sua self-driving cars già nel 2017, questa restrizione significa rinunciare momentaneamente all’idea di avere veicoli che si muovono esclusivamente attraverso pulsanti. Come l’ultimo prototipo presentato, BigG, una piccola biposto in grado di spostarsi solo grazie a sensori che eliminano i punti ciechi e a software destinati al rilevamento di oggetti in tutte le direzioni. Mentre da Google sono convinti che da un punto di vista della sicurezza questo approccio sia il migliore, perchè riduce l’errore umano, al Department of Motor Vehicles californiano la pensano invece diversamente.

In attesa di futuri progressi in merito, è interessante evidenziare i risultati divulgati dal DMV dello Stato del Nevada sui test condotti nel 2012 sulla self driving car di Google. Il voto assegnato alla vettura di BigG è stato “B”, che non significa l’eccellenza, ma è da ritenersi comunque positivo in virtù del fatto che la società californiana ha avuto due anni di tempo per perfezionare la propria tecnologia. Il prototipo testato è stato in grado di riconoscere correttamente la presenza di pedoni sulla carreggiata, viaggiare in autostrada ad oltre 100 Km/h e distinguere la segnaletica verticale che riportava i limiti di velocità. Qualche problemino è invece emerso ai semafori, per l’identificazione delle luci, mentre l’attraversamento di incroci a rotonda è stato effettuato attraverso i comandi manuali.

Un altro rapporto, del Mit Technology Review, evidenzia però una serie di impedimenti che stanno condizionando lo sviluppo dell’auto autonoma di Google. In particolare, il rapporto evidenzia come l’affidabilità delle nuove auto robot sia da verificare in condizioni non ordinarie, come le cattive condizioni climatiche (vento forte, neve o pioggia), i parcheggi multipiano, i lavori in corso o la presenza di pedoni che corrono o stazionano (posti di blocco) lungo la carreggiata. Inoltre permangono dei dubbi sul fatto che il funzionamento dei sensori che controllano il movimento del veicolo sia assicurato in qualsiasi situazione, ad esempio se esposti direttamente alla luce del sole quando il mezzo si trova davanti ai semafori con la luce naturale dietro.

L’infallibilità delle self driving car è quindi ancora tutta da dimostrare, ma Google, come del resto Nissan, Mercedes e Audi, lo sanno perfettamente e stanno ricorrendo ai ripari. I test sulla strada, intanto, proseguono anche sulla rete viaria pubblica di un altro Stato all’avanguardia in fatto di tecnologie come la California. E questo rappresenta un ulteriore passo in avanti.

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