Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Mobilità

Bici senza raggi pieghevole

È di marchio italiano la prima bicicletta senza raggi che sta in uno zaino.

Costruita in alluminio, quando sarà disponibile sul mercato avrà un peso inferiore ai dieci chili. L’invenzione è di un ingegnere appena trentunenne che ha creato il primo campione di bicicletta che passa appunto dalle dimensioni di un qualsiasi ombrello a quelle di una comune bici da strada con ruote del diametro di 26 pollici.

L’invenzione è la riprova della passione tutta italiana per le due ruote: sia nell’ambito dei motori elettrici, con il motore collegato ai pedali o quelle alimentate dal motore della lavatrice, che in quello correlato alla sicurezza, dove sono stati realizzati l’allarme connesso allo smartphone, il cavo di ricarica che si converte in lucchetto e il lucchetto inserito nel telaio.

Il sistema è semplice e veloce e consente in pochi attimi di montare sulla bici o ripiegarla in uno zaino di dimensioni normali. Le ruote, grazie ad un particolare design coperto da brevetto, non richiedono nessun raggio e ciò contribuisce a ridurre ulteriormente le dimensioni, garantendo comunque un diametro di tutto rispetto che permette di raggiungere facilmente anche distanze considerevoli.

Anche se non è la prima, di sicuro è la più innovativa tra le bici trasportabili. La cronaca delle biciclette pieghevoli si perde fin dal 1878, quando l’inglese William Grout pensò ad un nuovo metodo di spostamento per renderle conciliabili col trasporto a mano. Da allora è passato oltre un secolo con numerosi ma lievi cambiamenti, nulla di veramente inedito: il ripiegamento era sempre piuttosto complicato e la guida disturbata dalle notevoli dimensioni del mezzo. Il binomio uso-trasporto è rimasto un problema irrisolto fino a poco tempo fa, quando un giovane ingegnere di Battipaglia trasferito per gli studi a Torino si è travestito dal grande Leonardo da Vinci. L’idea è scaturita guardando un bambino che giocava con un giocattolo di vecchia memoria composto da una semplice rotella spinta da un’asta. La ruota era senza raggi, proprio da lì la consapevolezza che per superare il vincolo tra portabilità e uso si dovesse per forza intervenire sul cerchione.

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