Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Tecnologie emergenti

La password da ingoiare

In futuro le password potrebbero essere contenute in una pillola che, una volta ingerita, ci riconoscerebbe tramite i nostri valori vitali per poi rendere accessibili servizi o dispositivi. Al momento c’è solo l’idea di una pillola con batterie alimentate con i succhi gastrici in cui la comunicazione con i dispositivi disponibili è possibile tramite radiofrequenza. Per trovare un esempio simile bisogna andare in campo medico, dove esistono già pillole con telecamere per la colonscopia.

In alternativa alla pillola diverse community di biohacking stanno testando impianti di chip sottocutanei che racchiudono le credenziali degli utenti e trasmettitori NFC (Near Field Communication). In pratica, col palmo della mano sarà possibile aprire le porte dell’azienda (tipo badge) o pagare la macchina del caffè, anche se a onor del vero questo è già realtà nella svedese Epicenter.

Uno dei problemi riconosciuto universalmente è proprio la presenza di pin e password, facili da rubare, ma troppo importanti per gli interessi di ciascuno di noi, visto che ora, con un sistema portatile, quindi a rischio intrusioni, è possibile trasferire denaro con estrema facilità. Ad oggi non esistono in circolazione valide alternative alle password, perché le soluzioni biometriche presentano diversi difetti: sono scomode, poco interoperabili e imprecise.

Attualmente i sistemi di accesso biometrico sul mercato sono quelli col controllo dell’impronta digitale, il cui problema è proprio l’interoperabilità, nel senso che nei dispositivi è necessario installare un sensore che sui modelli di fascia medio-bassa si trasforma in un ostacolo perché fa lievitare i costi. Ecco perché ad esempio Yahoo! ha presentato di recente l’app Bodyprint, che utilizza i normali schermi touch come lettori di impronta. Dato però che gli schermi hanno una risoluzione minore rispetto ai lettori specifici è necessario che l’utente poggi una superficie più grande di un dito, come un orecchio, le nocche o il palmo della mano. Per ora il sistema è solo allo stadio di semplice prototipo quindi presenta scarsa affidabilità, alla stregua di quelli per il riconoscimento dell’utente tramite scansione del volto o della voce. Un altro sistema biometrico utilizzabile è la scansione della retina, ma in questo caso i sensori idonei sono costosi da integrare.

I sistemi biometrici profondi, tipo impianti sottocutanei o pillole, risultano infine disagevoli e va inoltre considerato che gli impianti non sono biometria in senso puro, visto che non individuano l’utente tramite i suoi dati corporei. Eppure una soluzione sembra possibile, tanto è vero che si sta puntando a sistemi alternativi per sviluppare tecnologie grazie alle quali accedere ai dispositivi attraverso differenti metodi di autenticazione.

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