Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Attualità

Il carbone batte il petrolio nei consumi

Secondo gli esperti di inquinamento ambientale, nel prossimo decennio il carbone diventerà il combustibile più impiegato al mondo per generare energia, con buona pace di tutti i sostenitori della lotta alle emissioni di CO2. Precursori di questa svolta epocale manco a dirlo i Paesi emergenti come Cina e India, la cui enorme richiesta di combustibile per favorire la crescita sta proprio all’origine del sorpasso tra le due materie prime.

L’AIE, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, stima che il trend in atto nell’ultimo decennio, dove la domanda di carbone è salita di ben il 55%, persisterà anche nel prossimo. In particolare i consumi di carbone sono previsti in crescita con tassi del 3-4% annuo a livello mondiale, ad eccezione degli Stati Uniti, dove quanto sta avvenendo è di fatto uno dei fattori principali che sta alla base del fenomeno: è, infatti, da circa tre anni che si registra un vero e proprio boom nell’estrazione dello shale gas, il metano estratto dalle rocce e dalle sabbie, con una produzione che è cresciuta del 60% rendendo questo Paese totalmente indipendente dalle importazioni. Parallelamente è crollato il prezzo del gas sul mercato spot (quello che si approvvigiona via nave) facendo colare a picco i contratti di lungo periodo (quelli che si riforniscono tramite i gasdotti). Secondo l’AIE saranno proprio il costo vantaggioso del carbone e la domanda crescente di India e Cina a suggellare il sorpasso sul petrolio: già nel 2017 Pechino sarà in grado di sostenere da solo il 50% del fabbisogno mondiale di coke.

Vediamo qualche numero. Recenti statistiche rivelano come nel 2010 il consumo di carbone nel mondo sia cresciuto del 6%, vale a dire 2 volte in più rispetto al gas e quattro volte in più rispetto al petrolio. Solo le energie rinnovabili hanno numeri più consistenti, ma parliamo pur sempre di fonti che coprono ancora una percentuale ridotta della produzione energetica globale, oggi assicurata al 40% dal carbone con punte fino al 70% se guardiamo la sola attività siderurgica. Il crollo dei prezzi ha reso conveniente l’uso del carbone nonostante gli oneri supplementari dei certificati legati all’emissione della CO2 – ovviamente per quei Paesi che hanno aderito al protocollo di Kyoto – perché questa fonte oltre che più economica è anche più inquinante: a parità di energia primaria disponibile, infatti, le sue emissioni sono il 30% in più di quelle del petrolio e addirittura il 70% in più di quelle del gas naturale.

In Italia la situazione è un po’ diversa, in quanto il nostro Paese ha chiuso il 2012 con un aumento delle importazioni di solo il 12%, in gran parte destinato ai 12 impianti elettrici alimentati a carbone che contribuiscono a circa l’11% della produzione elettrica (ma anche al 30% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale). Tuttavia, siamo molto lontani dalla media UE, dove il carbone soddisfa il 20% del fabbisogno energetico, e anche la crescita nel 2012 è stata limitata rispetto ad altre nazioni: Gran Bretagna e Spagna hanno, infatti, aumentato la richiesta di carbone rispettivamente del 40 e del 15%.

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