Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Attualità

Banconote antifalsificazione

Ricercatori statunitensi hanno messo a punto un metodo per inserire in un foglio di carta un chip RFId (Radio Frequency Identification), che consentirebbe di rendere banconote ed altri documenti legali facilmente identificabili e molto difficili da falsificare.

La tecnologia RFId viene sempre più spesso utilizzata allo scopo di individuare degli oggetti in modo automatico e può essere paragonata ad un sistema di lettura e/o scrittura wireless con notevoli prospettive applicative: controllo accessi a sale congressi ed esposizioni, riconoscimento ed inventario di materiali pesanti, mappatura di un magazzino servito da carro ponte, sicurezza sul lavoro, manutenzione e controllo in ambito ferroviario, tracciabilità di passeggeri e bagagli in ambito aeroportuale, ecc. In pratica sfrutta la capacità di particolari chip digitali, detti tag, di immagazzinare dati relativi all’oggetto su cui sono applicati. Le informazioni in essi registrate verranno, in seguito, trasmesse o aggiornate previa interrogazione a distanza in radiofrequenza da parte di appositi apparati fissi o portatili chiamati lettori. Per quanto piccoli, tuttavia, i comuni tag RFId sono troppo spessi per poter essere inclusi in un foglio senza creare una parte convessa che impedirebbe di stamparlo, motivo per cui l’Università Statale del Nord Dakota ha perfezionato il progetto LEAP (Laser-Etched Advanced Packaging) per creare chip di silicio estremamente sottili (20 micron) e una tecnologia per includerli in un foglio di carta. Il procedimento impiega un incisore al plasma per tagliare i wafer di silicio nelle dimensioni desiderate. Più in dettaglio, le componenti del chip vengono create da un raggio laser di precisione che le incide a partire da uno strato multiplo di materiali depositato sulla sua superficie ed il chip e l’antenna necessaria per captare il segnale RFID vengono, poi, inseriti tra due strati di carta.

Il grosso vantaggio offerto da questo sistema è che può operare a velocità doppia rispetto a quella dei normali chip RFId e necessita di una quantità molto minore di materiali utilizzati, per cui inserire chip simili nelle banconote non dovrebbe venire a costare che pochi centesimi di euro. Affinché tale tecnologia possa, poi, passare ad una fase successiva di vera e propria applicazione pratica sarà, probabilmente, necessario che un investitore istituzionale, come ad esempio una banca centrale, decida di adottarla su larga scala.

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