Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Energie rinnovabili

Geotermia

In Italia le nuove tendenze in fatto di geotermia puntano decisamente a basse temperature e a centrali di piccola taglia. A oltre un secolo dalla scoperta, l’energia che proviene dalle profondità della terra si appresta ad una seconda vita, cioè alla capacità di catturare fluidi ad alta temperatura per generare vapore e quindi elettricità.

E’ La scommessa lanciata da Giga, Gruppo informale per la geotermia e l’ambiente, che promuove la geotermia sostenibile attraverso filiere che consentono di eliminare i problemi ambientali legati all’emissione di gas inquinanti, contribuendo attivamente alla creazione di un modello energetico decentrato ed aumentando in modo consistente l’energia disponibile. Un tempo, la geotermia, fonte che, ricordiamo, non fa uso di combustibili fossili, non permetteva di gestire in modo adeguato la fuoriuscita, con vapore, di anidride carbonica, ossidi di zolfo e altre sostanze nocive. Ma ora questi problemi sono stati superati e in futuro la geotermia sfrutterà sempre più temperature sotto i 135 gradi centigradi per generare elettricità e sotto i 90 gradi per gli usi diretti sia di tipo residenziale che produttivo. Nel caso delle centrali parliamo di una tecnologia che consente di far funzionare gli impianti 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno.

Sulla stessa linea anche il Cetri, Circolo europeo per la terza rivoluzione industriale, che punta allo sviluppo di tecnologie che consentono di sfruttare fluidi a temperature meno alte utilizzando serpentine che si possono posizionare a mezzo metro di profondità per utilizzare il differenziale termico con pompe di calore, riducendo così drasticamente l’uso di combustibili fossili per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici. In pratica, il salto proposto nel campo della geotermia da Giga e da Cetri è il passaggio dal modello del secolo passato, concentrato, a quello attuale, decentrato, dove ai bisogni crescenti di energia si ovvia con una diffusione capillare di micro impianti. Un sistema a rete basato sulle rinnovabili che rende, quindi, l’intera struttura meno vulnerabile ai blackout e meno dipendente dalle continue oscillazioni del prezzo del greggio e dai complessi cambiamenti politici dei Paesi che a livello mondiale possiedono le maggiori riserve di gas e di petrolio.

Inoltre, il punto focale del rilancio della geotermia delle basse temperature risiede nell’elevata convenienza sotto il profilo economico. Ad esempio, per una singola abitazione, gli investimenti si ripagano in 6 o 7 anni e durano almeno 50. Se, poi, si passa a strutture più articolate, la dimensione di scala permette di migliorare ulteriormente i conti, come nel caso della ristrutturazione di un edificio a sei piani in un villaggio di pescatori a Fiumicino o della vena di acqua a 45 gradi a soli 50 metri di profondità trovata durante la costruzione dell’Auditorium di Renzo Piano a Roma. Il potenziale di utenti è stimato in più di mezzo milione di persone che, sfruttando proprio la geotermia, potrebbero eliminare caldaie e condizionatori d’aria con relative emissioni inquinanti. Di giacimenti di questo tipo ne esistono diversi, come ad esempio a Napoli, e possono soddisfare tutti gli usi domestici locali e buona parte di quelli industriali. Secondo gli esperti, inserendo nei conteggi anche lo sfruttamento della temperatura costante del terreno (14/15 gradi a pochi metri di profondità per azionare pompe di calore per la produzione di caldo e freddo per il condizionamento degli edifici), il potenziale teorico di tutte le forme di applicazione della geotermia può valere più del doppio del fabbisogno energetico nazionale.

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