Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

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Energia verde dai residui di arance, limoni e fichi d’india

È l’ultima sfida della Coca-Cola Foundation, che, congiuntamente alla Cooperativa Empedocle, società per le energie rinnovabili, l’università degli studi di Catania e il distretto agrumi di Sicilia si è appena tuffata nel progetto “Energia dagli agrumi”, che ha l’obiettivo di convertire in risorse energetica polpe, semi e bucce di agrumi che rappresentano il cosiddetto pastazzo, ossia biomassa da trasformare in elettricità grazie ad un gruppo di soluzioni e processi innovativi. Un’invenzione che di fatto diminuisce i costi di smaltimento degli scarti della filiera agrumicola. Proprio come prevede di fare Orange Fiber, che invece tramuta gli scarti in tessuti. Risparmio non da poco, se si considera che ogni anno vengono eliminate circa 340 mila tonnellate di pastazzo per un costo pari a 10 milioni di euro per la filiera agrumicola siciliana.

È sorto nel catanese, zona di produzione delle celebri arance rosse siciliane, un impianto pilota in grado di sperimentare tecniche e miscele di biomasse locali, così da ottimizzare l’impiego di pastazzo nella creazione di biogas. In effetti è tutto un problema di miscele e l’impianto serve unicamente come metodo di valutazione della capacità del mix di scarti per produrre metano, in modo tale che le aziende possano testare sul campo una fonte energetica pulita ma spesso non ancora utilizzata al massimo delle sue capacità. In pratica l’impianto funge da test per valutare la convenienza economica circa la trasformazione degli scarti in biogas e ora, grazie alla collaborazione con Coca-Cola Foundation, potrà essere messo a disposizione di tutte le aziende del sistema agrumicolo siciliano per eliminare il problema dello smaltimento dei rifiuti, che rappresentano circa il 60% dell’intera produzione. L’impianto è molto più piccolo rispetto a quelli classici, perché è uno strumento per valutare il vantaggio economico nella trasformazione delle biomasse: frantuma gli scarti alimentari, li mescola e poi li fa fermentare grazie all’attività dei batteri producendo biogas, mentre degli speciali sensori controllano la produzione di metano e la qualità dell’energia ricavata.

E’ un’opportunità non da poco per la Regione Sicilia, che può fare da apripista per l’intero territorio italiano. Dopo questa fase di startup iniziale il progetto potrà infatti proseguire in modo indipendente. Secondo i dati degli esperti si stima che con 20 impianti come quello realizzato a Catania si potrebbe riuscire a creare un’alternativa di sicuro interesse per la produzione di energia elettrica. Un’invenzione completamente made in Italy, attenta alle esigenze di sostenibilità e rispetto della natura, che ora si pensa di estendere in altre aree italiane convertendo rifiuti e scarti in energia elettrica a seconda della zona e delle produzioni agricole del territorio.

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