Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Energie rinnovabili

Crescita dell’energia eolica nella UE insufficiente per raggiungere i target climatici ed energetici

Secondo la Statistica annuale del 2021 di WindEurope, la UE ha installato solo 11 GW di nuovi impianti eolici nel 2021 e realizzerà 18 GW all’anno nel periodo compreso tra il 2022 e il 2026, che tradotto significa, se il trend non cambia, non riuscire a raggiungere i target europei previsti al 2030, per centrare i quali si dovrebbero installare almeno 30 GW annuali.

WindEurope sottolinea, quindi, la scarsa crescita dell’energia eolica in Europa: degli 11 GW di nuova capacità eolica installata nel 2021, l’81% è rappresentata da impianti onshore ed i Paesi che hanno realizzato la maggior parte di potenza eolica nell’ultimo anno sono stati rispettivamente UK, Svezia, Germania, Turchia e Paesi Bassi. E’ interessante osservare come la Gran Bretagna abbia costruito la maggior parte degli impianti offshore, mentre la Svezia la maggior parte di quelli onshore.

La Statistica annuale WindEurope delinea, inoltre, lo scenario eolico per il periodo 2022 – 2026: la previsione è in media di 18 GW all’anno di nuovo eolico nei prossimi cinque anni. E’ vero che questa quota è superiore a quella installata nel 2021, ma, ahimè, non è ancora sufficiente all’UE per raggiungere il fatidico valore del 40% di energia rinnovabile al 2030.

Oltre il 70% del nuovo installato tra il 2022 e il 2026 sarà onshore e, stando alle previsioni, la Germania installerà la maggior parte di nuova capacità da qui ai prossimi cinque anni, seguita a ruota da UK, Francia, Spagna e Svezia.

Nonostante la maggior parte dei Paesi europei abbia obiettivi di crescita rilevanti in ambito eolico, il vero problema è legato al discorso delle autorizzazioni, nel senso che L’Europa non sta approvando nuovi impianti eolici. E a peggiorare le cose ci si mettono anche gli Stati Membri: quasi nessuno rispetta i tempi degli iter autorizzativi fissati dalla Direttiva Europea sulle Energie Rinnovabili, perché la normativa e le procedure risultano troppo articolate.

Il risultato è che l’esiguità di progetti autorizzati sta avendo pesanti ricadute sui produttori di energia da fonte eolica e sui costruttori di turbine in Europa. E ad aggravare ulteriormente la situazione va considerato che l’industria eolica deve fronteggiare anche l’aumento dei prezzi dell’acciaio e di altre materie prime oltre che il blocco dei flussi di approvvigionamento internazionali: nel 2021 ben quattro dei cinque costruttori di turbine hanno subito perdite importanti.

Anche prima dell’attuale crisi geopolitica appariva lampante la necessità di una veloce crescita delle rinnovabili in Europa e gli esorbitanti prezzi dell’energia dell’ultimo anno hanno ulteriormente accresciuto questa esigenza, evidenziando i rischi legati al fatto che l’Europa importa ben il 58% della sua energia, dipendendo in particolare da fonti fossili poco economiche e soprattutto poco sicure. Appare, quindi, improrogabile, da parte dell’industria e delle imprese europee, il ricorso all’energia rinnovabile a livello locale, se non altro perché il costo delle energie rinnovabili è attualmente inferiore a quello delle energie fossili.

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