Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Tecnologie emergenti

Dal mainframe al quantum computing

L’evoluzione tecnologica sta abbattendo i confini del passato per aprire una nuova era. Entro il 2020, infatti, le dimensioni fisiche di calcolo si approssimeranno allo zero, che tradotto significa che i chip costeranno poco e continueranno nella corsa verso la miniaturizzazione, fino quasi a scomparire. In teoria, potranno essere installati in qualsiasi oggetto di uso comune, dalla giacca, alla finestra, ad un frigorifero.

L’eccezionale esplosione della capacità di calcolo, annunciata tempo fa dal cofondatore della Intel, Gordon Moore, secondo cui la prestazione dei processori raddoppia ogni anno, ha di fatto consentito il passaggio dai mainframe degli anni ’60, che da soli occupavano una stanza intera, ai potenti e veloci smartphone di oggi. Ma per quanto tempo ancora sarà valida la Legge di Moore non è dato a sapersi, perchè è noto che nulla può raddoppiare all’infinito. E se i microprocessori si diffonderanno a macchia d’olio è perché la capacità di calcolo è cresciuta così tanto da diventare irrilevante. Anche se per le applicazioni, dove sarà sempre importante, ci si attende che il quantum computing cambi radicalmente le cose, sfruttando le straordinarie proprietà della meccanica quantistica che domina il nanomondo. Il quantum computing nasce dall’unione tra teoria dell’informazione classica, informatica e fisica quantistica, ed è una tecnologia in grado di aprire la strada a calcoli di un genere completamente nuovo, con algoritmi basati su principi quantistici diversi da quelli a noi noti oggi: si passa, infatti, dal concetto del bit classico (stati logici 0 e 1) a quello del bit quantistico o qbit.

Le prospettive sono a dir poco entusiasmanti, si pensi ad esempio alle opportunità offerte dalla biologia sintetica, dove di recente alcuni scienziati hanno codificato nel DNA di un batterio un sonetto di Shakespeare e la celebre frase “I have a dream” di Martin Luther King, poi lo hanno sintetizzato al contrario ed il testo era nuovamente leggibile. È un po’ come se quel batterio agisse alla stregua di un hard-disk, senza contare che si autoproduce l’energia necessaria per conservare i dati. Comunque, gli sviluppi futuri non dipendono dalla tecnologia in sé, ma molto più probabilmente da quello di cui hanno bisogno gli esseri umani, e quando la giacca controllerà la temperatura corporea, la finestra rileverà i dati ambientali e il frigorifero indicherà che le uova sono scadute, navigheremo in un mare di dati. E pensare che fino a dieci anni fa non esistevano smartphone, app o cloud computing. Insomma, non c’è futurologo al mondo in grado di predire con assoluta precisione cosa vedremo fra altri dieci anni, al momento possiamo solo disegnarlo.

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