Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Mobilità

Aereo ipersonico

Dopo tre tentativi il velivolo ipersonico senza pilota Boeing X-51A WaveRider è riuscito nell’impresa: un viaggio di 240 secondi alla velocità di Mach 5,1, cioè 5,1 volte la velocità del suono, pari a circa 340 metri al secondo in aria a temperatura ambiente. Si è superata, dunque, la soglia dei cinque Mach entrando nella fascia del volo in regime ipersonico, che rappresenta, oramai, l’aviazione del futuro. Il programma di ricerca, il più evoluto finora mai realizzato a livello internazionale, è stato condotto dall’Air Force Research Laboratory e dalla Darpa, l’agenzia di ricerca del Pentagono, mentre la costruzione è stata affidata alla nota casa Boeing.

Questo quarto test è l’ultimo della serie di cui ripercorriamo la storia. Il primo è datato 2010: si raggiunge la velocità di Mach 5 e 200 secondi di volo, ma non i 300 pianificati. Il secondo si effettua nel 2011 dopo vari rinvii, qualcosa, però, non funziona, sembra ci sia un’anomalia nel sistema di aspirazione dell’aria. Il terzo viene condotto nel 2012 ed è un fallimento totale, perché una delle quattro alette stabilizzatrici posteriori presenta movimenti anomali che causano la perdita di controllo del velivolo, che finisce, così, nel Pacifico. Infine, il quarto esperimento avviene nel 2013, con la partenza dell’X-51A, appeso all’ala di un bombardiere B-52, dalla base di Edwards in California. Una volta raggiunta l’area in esame sul Pacifico, l’X-51A si stacca ed accende un propulsore a razzo ausiliario a propellenti solidi che lo porta alla velocità di Mach 4,8. A questo punto si accende il motore scramjet che lo spinge al regime ipersonico, mantenuto per 240 secondi, fino all’esaurimento del combustibile. I dati vengono trasmessi in diretta e il prototipo alla fine cade in mare come previsto. Ora i problemi sembrano finalmente superati, perché si è raggiunta la durata stabilita appurando il buon funzionamento dei complessi sistemi incorporati, ma la strada da fare per dominare la futuristica tecnologia dello scramjet è ancora lunga. Un propulsore scramjet non ha parti meccaniche in movimento, come un jet supersonico con turbine e compressori, e quando la sua velocità sale fino a raggiungere i valori desiderati nella camera di combustione viene iniettato il combustibile (il JP-7 per l’occasione), che, acceso, consente appunto di volare a velocità ipersonica.

Lo sforzo per gestire un volo ipersonico è doppio, perché oltre alla scarsa conoscenza delle condizioni nelle quali il velivolo si muove, soprattutto in termini di interazione tra mezzo e atmosfera, la tecnologia non è ancora ad un livello tale da assicurare il superamento delle situazioni più difficili. Questo è il motivo principale che sta alla base della presenza, a livello internazionale, di diversi progetti di ricerca mirati a questi obiettivi, che una volta conseguiti permetteranno la costruzione di aeroplani militari con motori scramjet. E non è infondata l’ipotesi che in un futuro più remoto possano viaggiare anche aerei passeggeri, consentendo il collegamento fra i vari continenti in tempi molto più rapidi, ed aeromobili combinati in grado di rendere possibile l’ingresso nello spazio.

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