Testata registrata presso il tribunale di Milano in data 20 luglio 2012 al n° 320 – ISSN 2281 – 1249

Tecnologie emergenti

L’algoritmo d’avanguardia che anticipa i sismi

Nonostante i progressi della scienza, prevedere, oggi, un terremoto, con un certo anticipo, risulta assai arduo: si sa che prima o poi colpirà e si sa anche più o meno dove, ma per capire quando si possono solo decifrare, con rassegnazione, i segni premonitori. Al dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste ci provano dal 2003, con successo, anche se finora la scienza ufficiale non li ha mai presi seriamente in considerazione. Eppure le loro previsioni sono esatte: tra aprile e giugno del 2012 le stime, a disposizione degli addetti ai lavori e delle autorità ma totalmente ignorate, parlavano del 45% di possibilità circa che l’Emilia Romagna venisse investita da un terremoto di magnitudo superiore a 5,4 gradi, mentre nel caso del terremoto dell’Aquila del 2009 i calcoli di pericolosità ed i tempi erano corretti, solo l’epicentro era spostato di una decina di chilometri rispetto al punto effettivo.

Gli indizi hanno cominciato ad essere numerosi e lampanti, soprattutto se confrontati con le previsioni ufficiali, dove le carte sismiche tradizionali hanno sottostimato oltre la metà dei disastri degli ultimi anni. Così, proprio di recente è stata presentata una proposta di legge per migliorare il piano antisismico nazionale, che prevede l’affiancamento al sistema tradizionale (probabilistico) di un metodo deterministico in grado di colmare il rischio di sottostima dell’approccio probabilistico. Qualcosa si è mosso anche all’Istituto di geofisica e vulcanologia, da sempre patria dei sismologi, dove è stato creato un gruppo di lavoro che dovrà studiare a fondo il lavoro degli scienziati triestini.

Entrando più in dettaglio scopriamo che questo metodo, a cui ha collaborato l’IIiept, un istituto dell’Accademia russa delle Scienze, si basa sulla previsione a medio termine dei terremoti di magnitudo superiore a 5,4 attraverso alcuni algoritmi matematici che cercano di identificare i precursori dei sismi. I sintomi sono almeno quattro: le piccole scosse diventano più frequenti, tendono a concentrarsi nel tempo, si verificano contemporaneamente in aree distanti e, infine, aumentano d’intensità. Sfruttando anche le banche dati e le serie storiche disponibili si è in grado di indicare, a partire dagli eventi di minore potenza, l’arrivo di grossi terremoti. Gli algoritmi, impiegati anche per sismi passati, hanno consentito di prevedere ben 13 dei 15 forti terremoti avvenuti tra il 1954 ed oggi: tra le zone più a rischio troviamo il Sud della Calabria e la parte Est della Sicilia.

Il modello triestino non è, però, esente da critiche. Va detto, innanzitutto, che formulare previsioni di questo tipo rischia di generare allarmismi talvolta ingiustificati tra la popolazione, anche perché questo sistema mostra archi di tempo dilatati (fino a sei mesi) e spazi ampi (200 chilometri e oltre). Ovviamente gli studiosi sono consapevoli dei suoi limiti e suggeriscono di non interpretare le indicazioni come un mero allarme rosso, tale, ad esempio, da imporre scelte estreme come l’evacuazione di una zona, ma come un utile strumento per proporre azioni preventive efficaci.

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